Nel giorno della memoria si ricorda il Porrajmos, lo sterminio di Rom e Sinti

Nel giorno della memoria si ricorda il Porrajmos, lo sterminio di Rom e Sinti

Sabato 27 gennaio, nel giorno della memoria, tutte le classi seconde, quarte e quinte dell’Istituto hanno partecipato all’incontro con Morena Pedriali Errani, autrice del romanzo “Prima che chiudiate gli occhi”. L’obiettivo era quello di far conoscere una pagina di storia di cui si parla poco, ovvero lo sterminio di rom e sinti durante il nazifascismo, e di far avvicinare i ragazzi alla storia di un popolo verso il quale ancora oggi ci sono tanti pregiudizi, frutto di una scarsa conoscenza.

Si è partiti dalla parola Porrajmos che in sinto significa “grande divoramento, distruzione”: è il termine che ricorda lo sterminio di, si ipotizza, un milione fra rom e sinti. Non è stato, però, uno sterminio improvviso e inaspettato: da secoli i rom erano percepiti come “diversi” dal resto degli europei.

Ed è proprio in Italia, durante il Fascismo, che iniziarono a essere schedati per poi essere discriminati, deportati e sterminati. Nel 1926 una circolare del Ministero dell’interno, di cui era titolare lo stesso Mussolini, parlava della necessità di “epurare il territorio nazionale dalla presenza degli zingari” – accusati di essere “individui criminali e asociali per loro stessa natura”. Come Jezabel, la protagonista del romanzo “Prima che chiudiate gli occhi” tutti i rom e i sinti si chiedono perché accada loro tutto questo e cominciano a vivere sulla loro pelle il dolore della non accoglienza e dei tanti pregiudizi. Nel romanzo Jezebel si paragona al Minotauro: “lo immagino come un gigante solo, fatto di sassi, intento a vagare in eterno nel suo labirinto di foglie e sale. Mi dispiace un po’ per lui. Chissà se, come noi sinti, tutti lo temono perché nessuno lo conosce, perché lui, come noi, fugge dalle regole degli altri.” Jezebel si opporrà a tutto ciò e comincerà a resistere. Resisterà con tutte le sue forze all’odio di chi ti vuole annientare e divorare perché diverso e non conforme. Resisterà per ricordare le sue radici. Resisterà per affermare la sua identità. Resisterà perché nessuno dimentichi ciò che è accaduto. Resistenza, dunque, come memoria. Ieri, oggi e sempre.

Morena Errani ha mostrato ai ragazzi un video sui tanti pregiudizi su rom e sinti e sulla loro presenza oggi in Italia, per poi parlare della loro storia e della loro cultura. Tante sono state le domande poste dai ragazzi e molti gli spunti di riflessione lasciati dalla scrittrice. A partire dalla parola “zingaro”, da noi usata ed abusata e che per i rom è una parola odiosa e offensiva: nella loro lingua, infatti, significa “schiavo” e ricorda la condizione di schiavitù cui sono stati costretti per secoli in Romania. Senza dimenticare, poi, che nei lager venivano tatuati con la Z di zingaro.

Un incontro interessante e un’occasione per i ragazzi per riflettere sulla comunità di rom e sinti presente in Italia, una minoranza che ricopre lo 0,2% della popolazione totale e che è l’unica non riconosciuta dallo Stato italiano.

Prof.ssa Anna Zarri