“Scacco matto”: la 5S si confronta col tema della malattia mentale

“Scacco matto”: la 5S si confronta col tema della malattia mentale

La classe 5S dell’indirizzo socio sanitario dell’IIS “F.lli Taddia” giovedì 28 novembre ha partecipato a un interessante incontro – dibattito presso il Club 180, situato in via Gennari a Cento. Accompagnati dalla professoressa Maria Grazia Marvelli, gli alunni hanno potuto conoscere da vicino una realtà importante nel territorio locale, che promuove diverse attività di integrazione di chi soffre di malattie mentali. Presenti all’incontro, oltre a numerosi utenti e famigliari, erano il dottor Mario Sacco, dirigente del Servizio Psichiatrico Territoriale del distretto Ovest, Sara Mantovani, coordinatrice dei Servizi di “Scacco Matto” srl, che gestisce la struttura, Wladimir Fezza, titolare della società e Silvio Belletti, dell’Associazione Regionale dei Famigliari. A prendere inizialmente la parola è stato il dottor Sacco che ha spiegato ai ragazzi come in passato la malattia mentale fosse un vero e proprio stigma: era considerata una devianza morale e non una patologia, e chi ne soffriva viveva in un contesto di separatezza ed esclusione sociale. Con gli anni, però, fortunatamente l’approccio è cambiato: chi soffre di disturbi mentali non viene più ghettizzato ma, attraverso associazioni come “Scacco Matto”, può trovare spazi aggregativi  in cui vengono stimolati con attività di diverso tipo: il Club 180 è un luogo dove le persone possono parlare, svolgere attività di diverso tipo e mangiare assieme, in un contesto di accoglienza e inclusione.

Per gli alunni, particolarmente toccanti sono state le testimonianze di alcuni utenti presenti all’incontro: filo conduttore di ognuna delle loro storie era la sensazione avuta in passato di sentirsi diversi, esclusi e giudicati dagli altri. Tutto ciò li portava spesso a rinunciare a tutto, studio, amici e lavoro, chiudendosi in casa per interi lunghissimi mesi, “vergognandosi” di ciò che erano. “Scacco Matto” ha aiutato tutti loro a non sentirsi più soli e isolati: ha offerto a chi soffriva di malattie mentali e alle loro famiglie una sorte di paracadute – rete che, piano piano, li ha fatti sentire parte di qualcosa di bello e importante. Attraverso figure di riferimento come psicologi, psichiatri e assistenti sociali, persone di ogni età sono uscite dal buio del loro isolamento: molti di loro hanno trovato un lavoro o attività che li tengono impegnati, facendoli sentire parte integrante di una società che, indifferente e cieca, per troppo tempo li ha considerati invisibili.

Prof.ssa A. Zarri